Protagonisti

Fondatore

Carlo (Zuccari)Carlo Borromeo (1538 – 1584) deve aver concepito piuttosto precocemente l’idea di un luogo appositamente dedicato ad accogliere aspiranti studenti dell’Università di Pavia, che non avessero i mezzi finanziari sufficienti per permettersi un alloggio in città e destinato anche a sottrarli ai pericoli di una eccessiva libertà di costumi, dei quali egli stesso era stato critico spettatore nei suoi anni pavesi di laureando in Diritto civile e canonico. La fulminante carriera di “cardinal nipote” alla corte pontificia, l’esperienza della vita culturale romana e la partecipazione da protagonista alle ultime decisive fasi del Concilio di Trento hanno poi contribuito a modellare in lui un’idea articolata, lungimirante e anche molto pragmatica di politica pedagogica, con l’obiettivo primario di favorire la corretta formazione etica e intellettuale dei vari livelli della società. Tra questi, la schiera di futuri professionisti e amministratori, appartenenti a quella classe dirigente laica, che si formava negli studia universitari come quello, assai antico e prestigioso, di Pavia. Carlo BorromeoL’acume riformatore di Carlo si esprime anche nella sua missione pastorale a capo della Diocesi milanese in momento complicato sotto il profilo politico e attraversato da potenti fermenti spirituali: è questo che lo porta piuttosto rapidamente agli onori dell’altare, sospinto dall’ammirazione dei molti che lo avevano conosciuto, dalla fama taumaturgica che lo circondava dai tempi della peste di Milano e dalla benevolenza del popolo, nel quale si diffonde precocemente il culto per l’arcivescovo. Questi elementi di un ritratto già agiografico emergono anche nel ciclo affrescato sulla volta del Salone del Collegio, commissionato dal cugino Federico Borromeo mentre era ancora in corso la causa di canonizzazione.

Patroni

caminoFu volontà del fondatore legare alla propria famiglia per eredità l’amministrazione del Collegio, svincolandola così dall’ingerenza di autorità civili ed ecclesiastiche. La sequenza dei patroni – secondo lo statuto membri ecclesiastici (o laici in assenza di essi) del ramo principale del casato – è risultata fondamentale nel garantire attraverso i secoli la continuità di autonomia del Collegio, anche in periodi di grave crisi politica e rivolgimenti istituzionali, come durante l’occupazione francese e napoleonica. Anche successivamente al mutamento di statuto nel 1922, che ha reso il Collegio ente morale retto da un proprio consiglio di amministrazione, il ruolo del patrono resta fondamentale, sia per la nomina di Rettore e Presidente del CdA, sia quale garante della coerenza ai principi fondatori dell’istituzione che porta il nome della famiglia Borromeo da quasi cinque secoli. 

Federico Borromeo (Salone)FedericoFederico Borromeo è il primo Patrono del Collegio, titolo ereditato alla morte del cugino Carlo, inizialmente insieme al fratello Renato. In archivio si conserva copia dell’accettazione del ruolo di administrator, che Federico provvederà a definire più nel dettaglio – come per tutte le articolazioni e regolamentazioni della struttura amministrativa e gestionale del Collegio – attraverso la redazione definitiva delle Constitutiones (rinnovate, in parte modificate e integrate rispetto alla prima stesura del 1587 eseguita da Ludovico Moneta sulla base delle indicazioni di Carlo), approvate da Paolo V nel 1610. Federico non solo conferisce all’istituzione l’impianto amministrativo e il profilo didattico e culturale che essa manterrà per secoli (puntando sullo sviluppo intellettuale ed etico degli alunni), ma dà anche all’edificio, sotto il profilo architettonico e artistico, la sua forma compiuta, secondo quella stessa logica della “pedagogia del Bello” con cui istituisce a Milano la Biblioteca, la Pinacoteca e l’Accademia Ambrosiana. Alla sua committenza si devono il completamento del lato orientale del Collegio e la realizzazione del giardino, grazie all’intervento di Francesco Maria Ricchino, e la sontuosa decorazione affrescata del Salone, affidata a pittori di scuola romana, il cui programma iconografico e allegorico, destinato allo sguardo e all’interpretazione degli alunni, è tutto incentrato sulla figura di Carlo (allora in via di canonizzazione), del quale sono esaltate le doti individuali, le importanti iniziative riformatrici, il prestigio dinastico e l’esemplarità di vita santificata. 

Renato II BorromeoI patroni successivi non fanno che ribadire queste linee di principio, in un coinvolgimento più o meno stretto nelle vicende collegiali – fitte di osservazioni e raccomandazioni, per esempio, sono le lettere scambiate con il rettore da Carlo Borromeo, che detiene il ruolo di patrono tra la morte di Federico (1631) e il compimento della maggiore età per il figlio Giberto, legittimo erede del titolo -, mediato attraverso una fitta rete di rapporti epistolari con il personale milanese che amministrava i beni della famiglia, i luogotenenti a Pavia e, soprattutto, le figure dei vari rettori, posti alla guida del Collegio. I ritratti di alcuni patroni ornano le sale di rappresentanza: notevole per qualità la sequenza di otto monumentali tele con cardinali Borromeo nel Salone degli affreschi (oltre ai fondatori Carlo e Pio IV e a Federico Borromeo, sono riconoscibili Giberto III, Federico V e Vitaliano VII), databili tra tardo XVII e seconda metà del XVIII secolo; di epoca successiva i ritratti di patroni laici che ornano le pareti di Sala Bianca, da quelli a figura intera di Protasio Girolamo Stambucchi (firmati e datati 1817 e 1819) dedicati a Giberto V e a Renato II Borromeo, a quelli a mezzo busto, in gran parte realizzati nel 1909 dal pavese Ezechiele Acerbi. 

Vitaliano X (copia)Di particolare importanza per la storia borromaica recente sono le figure dei conti Emilio, Giberto VII (il primo a essere insignito del titolo di principe) e Vitaliano X: padre, figlio e nipote, che complessivamente dal 1904 al 1982, in stretta collaborazione con ben nove rettori, contribuiscono fattivamente alla stagione di modernizzazione tanto strutturale, quanto amministrativa del Collegio, ivi compreso il mutamento di statuto nel 1922, e alla gestione (sorretta da spiccato senso patriottico) dell’emergenza bellica durante entrambi i conflitti mondiali.

Rettori

Sono 53 i rettori susseguitisi fino a oggi alla guida del Collegio, per statuto sacerdoti, non appartenenti a ordini religiosi, inizialmente e fino alla seconda metà del XVIII secolo individuati tra le file della congregazione degli Oblati fondata da san Carlo, poi nel clero secolare. Il compito di ogni Rettore, chiaramente individuato dalle Costituzioni, è quello di presiedere attivamente a tutti gli aspetti organizzativi e gestionali dell’istituzione, dalla cura spirituale, intellettuale e disciplinare degli alunni, al governo del personale, al controllo di tutte le diverse attività ed esigenze relative al convitto pavese – spese e rifornimenti, manutenzione e restauri, politica culturale e verifica didattica – e alle varie possessioni agricole da esso dipendenti. Il tutto mantenendo sempre uno stretto raccordo con i patroni e i relativi intermediari che ne curavano le attività amministrative.

Registro AngeliniTra le figure di spicco (anche per la maggiore evidenza documentaria del loro operato o la particolare problematicità del contesto storico) si possono annoverare il primo Rettore, Giovanni Battista Sommaruga (1588-1596), scelto da Federico Borromeo per dirigere l’istituzione alla sua apertura ufficiale; i rettori susseguitisi tra lo scorcio del XVIII e gli inizi del XIX secolo, Bernardo Gattoni e Giacomo da Correggio, figure anche di letterati, bibliofili e appassionati di storia e arte – al primo si devono molti appunti, ricerche e trascrizioni relativi, per esempio, alla storia degli affreschi del Salone; durante il rettorato del secondo fu completata dal Pollak la parete sud dell’edificio in seguito all’abbattimento della chiesa di San Giovanni in Borgo e si costituì anche un primo cospicuo nucleo della biblioteca del Collegio); i rettori che dovettero traghettare il Collegio attraverso l’epoca eroica dei moti risorgimentali, prima, dell’unità nazionale, poi (Villa, Fumagalli, Chiozza) e quella tragica dei due conflitti mondiali (Maiocchi e poi Nascimbene e Angelini). 

Soprattutto nel secolo passato mutamenti storici, tecnologici, culturali hanno sollecitato un aggiornamento complessivo su molti fronti: con Rodolfo Maiocchi si assiste a una modernizzazione dei servizi e della struttura, ma anche a un riordino della ricchissima documentazione archivistica; Leopoldo Riboldi provvede alla ricostruzione postbellica dopo i cospicui danni subiti dall’edificio trasformato in ospedale militare e per primo ospita il grande poeta russo Venceslao Ivanov; con Rinaldo Nascimbene e soprattutto con Cesare Angelini, celebre letterato e amico di poeti (il cui lungo rettorato ha inciso profondamente nella memoria collegiale), il Collegio si apre maggiormente all’esterno, diventando vero cenacolo di cultura. Un’eredità impegnativa e stimolante raccolta dai rettori successivi – Luigi Belloli (1961-1969), Ambrogio Valsecchi (il cui pur breve rettorato, 1969-1971, è portatore dei nuovi fermenti sociali e spirituali di quegli anni), Angelo Comini (1971-1989), Ernesto Maggi (1989-2012) – che in misura sempre maggiore si prodigano per un aggiornamento e arricchimento degli obiettivi formativi dell’antica istituzione. A Comini e Maggi, inoltre, si deve sia la grande campagna di interventi di manutenzione e restauro degli antichi ambienti e costruzione di nuovi spazi, per rendere il Collegio sempre più modernamente efficiente e al passo con i tempi, ma anche di piena valorizzazione del suo patrimonio storico e artistico. 

Maiocchi 1913Ivanov e Leopoldo RiboldiNascimbeneBellori

Alunni

raccomandazionePrima ancora che fosse avviata la costruzione del Collegio, lettere di raccomandazione di potenziali alunni cominciano a essere indirizzate a Carlo Borromeo, ma se l’apertura ufficiale dell’istituto si colloca nel maggio 1588 – Michelangelo Caccia da Arona inaugura con la pagina dedicata alla sua registrazione, seguita da quelle dei compagni d’anno, il primo imponente registro delle Alumnorum series – il Collegio risulta in realtà abitato da studenti dell’ateneo pavese sin dal 1581. Federico 1581

Tra questi anche Federico Borromeo, primizia degli alunni, i cui movimenti, arrivi, partenze e pagamenti delle spese sono meticolosamente annotati sui registri di Contubernales e Donzene. 

Si potrebbe dire che per secoli le modalità di “reclutamento” dei nuovi alunni restino immutate. Su indicazione del Patrono, coloro che presentano istanza di ingresso in Collegio vengono selezionati in base a due criteri fondamentali: l’eccellenza nello studio – la cui verifica preventiva assume progressivamente la forma di un vero e proprio concorso di ingresso, con prove d’esame che si tenevano a Milano presso la Biblioteca Ambrosiana, e che veniva poi sempre monitorata insieme alla condotta morale e comportamentale generale – e le difficoltà di ordine finanziario della famiglia. Le lettere di raccomandazione, direttamente inviate ai patroni, tendono sempre a mettere in evidenza questo secondo punto, perché sia concesso al petente posto (spesso si trattava di orfani di padre o appartenenti a famiglie numerose) un luogo in cui venire ospitato per tutto il periodo degli studi universitari. 

raduno 1912, lettera invitoraduno 1912, invito-menuIn realtà i nomi che si incontrano scorrendo le pagine dei protocolli degli alunni appartengono spesso a rami (non sempre minori o decaduti) della più alta nobiltà lombarda (essendo per statuto, fino al Novecento, la Lombardia il territorio di provenienza della maggioranza degli studenti), a testimonianza del grande prestigio subito raggiunto dall’istituzione. Illustri scienziati, uomini delle istituzioni (reali, imperiali, repubblicane), insegnanti, giuristi, medici, patrioti partono dalle stanze del Collegio per incidere sul proprio tempo. Per mantenerne viva la memoria e anche per rinsaldare rapporti nati condividendo idealità e ambizioni comuni, nasce nel 1947, su iniziativa di un rettore, Cesare Angelini, l’Associazione Alunni, con finalità anche di sostegno solidale verso i borromaici nuovi e futuri. Ma risale molto più indietro, al 1912, il primo raduno, immortalato da un’affollata foto di gruppo e animato dall’iniziativa del Patrono Giberto Borromeo e dal discorso del decano di allora Leone Paladini. 

1° raduno (1912)

Ospiti e visitatori illustri

L’albo d’oro del Collegio vede un susseguirsi di nomi illustri, tra cardinali, arcivescovi e pontefici, membri della famiglia regnante e Presidenti della Repubblica, uomini delle istituzioni e della politica, scienzati, pensatori, premi Nobel, poeti, giornalisti… tutti puntualmente registrati dall’occhio della macchina fotografica, dal bianco e nero al colore, passando per i vari rettorati.

card. SchusterMontiniAngelini e presidente Repubblica Presidente LeoneMartini e Cominipapa Giovanni Paolo IICossiga e CominiScalfaro e MaggiBenedetto XVI

 

BIBLIOGRAFIA:

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