ACB, Amm. 1882-1923, b. 8, fasc. Anno 1916

Trascrizione 101

18, b18, aPavia, 28 agosto 1916

Ill.mo Signor Colonnello Cantella Direttore dell’Ospedale Militare di Riserva Pavia

Ill.mo Signor Colonnello,

scrivo a lei, in via confidenziale, come a persona che mi dimostra premura e benevolenza, per informarla delle mie preoccupazioni e per avere da lei consiglio ed aiuto, prima di chiamare in causa l’autorità del Patrono del Collegio, perché agisca in via ufficiale.

Cedendo il Collegio, per ospitarvi i feriti, noi abbiamo avuto ampie assicurazioni che esso non sarebbe mai stato volto ad altri usi, e che non si sarebbe mai tollerato qui, da parte di chicchessia, un contegno in opposizione al carattere che, volere o no, il Collegio riveste. Tuttavia queste assicurazioni non furono rispettate, e gli impegni dimenticati, come dimostrano i casi che qui espongo:

  1. Ad onta delle prescrizioni, a qualunque ora e in qualsiasi giorno, si lasciano entrare, per visite agli ufficiali, persone che non avrebbero mai libero accesso in famiglie onorate, e che non possono ingannare se non chi vuole essere ingannato col pretesto di inesistenti parentele.

  2. Contro le assicurazioni fatte due volte a voce dal Colonnello Giuffredi, e confermate con fatti e con scritti dai Tenenti Colonnelli Vigliardi e Sormani, si continua a mandare in Collegio dei venerei che noi abbiamo formalmente esclusi dalla ospitalità. Vengono invece qui dalla Clinica Dermosifilitica, come se il Collegio ne fosse una succursale, per tornarvi giornalmente alla medicazione.

  3. Invece che di feriti e malati, il Collegio è diventato l’Ospizio di soldati per la cura elettrica e meccanica; così che l’ospedale è ridotto a una mera caserma, colla piena assenza però di chi nella caserma sa far osservare le norme disciplinari.

  4. Difatti, la disciplina qui non esiste, perché nessuno se ne occupa con sanzioni. Qui avvengono litigi, uscite arbitrarie di degenti per giornate e nottate intere, furti, ecc., e i rapporti, quando sono fatti, rimangono trascurati e inevasi.

  5. Non vi è alcun rispetto per i doveri di ospitalità. Ho dovuto chiudere con imposte di ferro alcune finestre per evitare e troncare un pubblico turpiloquio e per impedire l’uccisione continuata di animali da cortile ed eventuali danni alle persone.

  6. Ho concesso l’uso del giardino pei feriti. Ebbene, si stroncarono alberi, si spezzarono sedili di marmo, si ruppero condutture d’acqua, ecc. e nonostante i miei replicati ricorsi la devastazione continua pienamente libera ed impunita.

  7. Ho già lamentato presso di lei il contegno ingiustificato di un medico verso le Suore: l’esempio è contagioso, e devo ora lamentare che qualche soldato sia giunto ora al punto che, in gravissima offesa delle nostre convinzioni, abbia mandato in pezzi persino l’immagine del Crocifisso.

  8. Finalmente, tanto è il riguardo alla dignità del Collegio, che persino direttrici di case di tolleranza vi entrano a far réclame.

Come Rettore del Collegio non posso dunque essere soddisfatto.

Con ossequio riverendola, mi dico dev.mo

RMaiocchi