1916: «Basta sempre coraggio»

La voce della guerra, in un taccuino

Parole vergate sulle pagine ormai ingiallite di un piccolo blocco a quadretti, di quelli che si tengono in tasca; appunti presi quando c’è il tempo per impugnare la penna o la matita e provare a raccontare, a fissare sulla carta luoghi, volti, nomi, avvenimenti, concatenati tra loro con la rapidità ineluttabile dei fatti di guerra.  De RosA tanti soldati del primo conflitto mondiale, i rari momenti di tregua o le pause dal combattimento, magari lontano dal fronte, per ferite, malattia, convalescenza, hanno offerto l’occasione per cercare di descrivere lo sgomento, l’attesa, la sofferenza, ma anche la nostalgia e la speranza. È il racconto corale della “Grande Guerra”, che si esprime in cartoline e lettere – spesso recapitate troppo tardi ai familiari – e nei tanti diari, restituendo i percorsi di singole storie nel prodursi minaccioso e sconvolgente della Storia.¹
Grazie alle ricerche e all’attenzione di una famiglia per la propria memoria, riemerge a un secolo di distanza anche la voce del soldato friulano Giovanni De Ros, la cui storia si interseca in un punto con quella del Collegio Borromeo.²
 

Autunno 1915, primi mesi di guerra. Giovanni – colpito da un’infezione all’orecchio – viene mandato dal fronte a Pavia per ricevere le cure necessarie. I soldati malati e feriti venivano ricoverati a seconda delle patologie negli “Ospedali militari di riserva” allestiti in vari edifici cittadini e uno di questi era proprio il Borromeo. I documenti d’archivio (progressivamente pubblicati su questo sito) ci restituiscono il fitto scambio epistolare quotidiano tra le diverse autorità responsabili della struttura – l’amministrazione, nella persona del rettore Rodolfo Maiocchi, la direzione medica affidata a Camillo Golgi, i vari gradi dell’autorità militare, che terrà requisito il Collegio fino al 1919 -, ma ci dicono poco o nulla sui soldati qui ospitati. Non possediamo gli elenchi dei loro nomi, 5 feb. 1916ma possiamo immaginare l’impatto che su tanti di loro dovette avere la gran mole maestosa del palazzo cinquecentesco e, attraverso documenti, ritagli di giornale, lettere, fotografie, possiamo ricostruirne le giornate, trascorse tra le cure dei medici, l’assistenza delle suore e delle infermiere volontarie, i pasti caldi preparati nella cucina nuova, la concessione di qualche minimo svago, per sollevare il morale. È il caso del piccolo concerto tenuto presso il Collegio da militari la domenica 6 febbraio 1916 «per gentile iniziativa di un gruppo di Signore e Signorine» pavesi, come scrive Camillo Golgi nel biglietto d’invito al rettore e al vicerettore.
Vi avrà forse assistito anche Giovanni, che solo pochi giorni prima, il 28 gennaio, scriveva così, quasi chiudendo il suo breve diario e affidando a una pagina le proprie tenui speranze:

De Ros 34Pavia 28-1-916 Or sono tre mesi ch’io mi trovo in codesto ospitale però sono rimasto sempre col quore che palpitava perché pensavo che dopo il termine della convalicenza che mi verrà segnato, mi aspetava di nuovo il mio avvenire cioè, di ritornare al Fronte. Ora non so come potrà finire questa cosa, perché tanto la guerra continua voci di pace non si sentono da nessuna parte e il pensiero per me continua perché porto anch’io le cinque punte sul bavero della giubba. Qui non so fin quando potrò rimanere la mia speranza è di rimanere qui fino tanto che mediante la convalicenza possa fare la S.ta Pasqua in compagnia dei miei Genitori e poi di tutti quelli che bramo di vedere. Basta sempre coraggio 
Firma Sold. Giovanni De Ros 30 Artiglieria

Le sue speranze andranno deluse ancora per molto. Rinchiuso nel campo di prigionia di Milovice dopo il disastro di Caporetto, Giovanni potrà riabbracciare la famiglia solo a guerra finita, dopo una miriade di cartoline inviate da entrambe le parti, rimaste per lungo tempo angosciosamente senza risposta.

¹ Alla conservazione e pubblicazione di queste molteplici, vivide voci sono dedicate varie iniziative editoriali e multimediali, in particolare il progetto di raccolta e messa a disposizione on-line dei diari della Grande Guerra, con la collaborazione dell’Archivio Diaristico Nazionale. Iniziative che attingono direttamente alla memoria scritta custodita dalle famiglie.

² Un sentito ringraziamento alla famiglia dei fratelli Giovanni e Angelo De Ros, in particolare al nipote Fabrizio Sparavier, che ha fornito questo tassello prezioso della storia del Collegio Borromeo e ha concesso di pubblicare qui le immagini e trascrizioni tratte dal diario del nonno. 

CZLaskaris